Microchip gatti: che cos’è e come funziona
Il microchip gatti funziona esattamente come il microchip cani e in Lombardia, a partire dal 1° gennaio 2020, il dispositivo per l’identificazione del felino e del suo proprietario è obbligatorio per tutti i gatti appena nati, dati in adozione e comprati a partire dalla data di entrata in vigore della legge.
La norma non ha valore retroattivo e chi già possiede un gatto può scegliere se fare o non fare microchippare il proprio animale.
È necessario ricordare che la legge prevede l’uso del microchip obbligatorio anche in caso di richiesta del Pet Passaport, il documento che permette ai proprietari di cani e gatti e di viaggiare all’interno dell’Unione Europea in compagnia dei propri animali domestici.
Il microchip è un circuito integrato, vale a dire un circuito elettronico miniaturizzato, che viene applicato nel tessuto sottocutaneo dell’animale.
Le dimensioni del dispositivo sono pari a quelle di un chicco di riso, circa 11 millimetri di lunghezza e 2 millimetri di larghezza, e il funzionamento si basa su una tecnologia passiva RFID, acronimo di Radio-frequency identification e tradotto in lingua italiana come “identificazione a radiofrequenza”.
Gli elementi che compongono il microchip sono tre: un chip al silicio, un nucleo di ferrite abbracciata da un filo di rame e un piccolo condensatore. All’interno del chip si trova il numero di identificazione e i circuiti elettronici che trasmettono le informazioni al lettore in dotazione ai medici veterinari, ai canili e alla polizia municipale.
Tali componenti sono racchiusi in una capsula di vetro biocompatibile e sigillati ermeticamente per impedire il contatto con i liquidi corporei. Inoltre, la superficie esterna della capsula ha dei microsolchi che aumentano le resistenze e impediscono al dispositivo di migrare nel tessuto sottocutaneo favorendone l’ancoraggio.
Il microchip può essere inserito solo dal veterinario che tramite siringhe sterili monouso provvederà a posizionare il dispositivo nella regione sinistra del collo. Si tratta di un piccolo intervento indolore e piuttosto rapido che non richiede la sedazione dell’animale. Tuttavia, per evitare di sottoporre il gatto a un inutile stress, il consiglio è di applicare il microchip durante l’anestesia per la sterilizzazione.
Va ricordato che il microchip gatti non è un GPS quindi non permette di tracciare i movimenti dell’animale.
Microchip gatti: a cosa serve e quanto costa
In caso di smarrimento dell’animale domestico, il microchip gatti si rivela un prezioso alleato perché permette di identificare l’animale e restituirlo al suo legittimo proprietario.
Il costo dell’inserimento del microchip varia dai 30 ai 50 euro.
Il dispositivo può essere impiantato tra le cinque e le otto settimane di vita, non emette onde di alcun tipo e non genera segnali fatta eccezione per quello emesso al passaggio del lettore utilizzato da veterinari, polizia municipale, operatori e volontari in servizio nei canili.
Sul display del lettore compare una serie numerica composta da 15 cifre che costituisce il codice identificativo univoco dell’animale. Tale codice è riportato anche su un’etichetta adesiva che il veterinario incolla nell’apposito spazio presente all’interno del libretto sanitario del micio.
Infine, sempre il veterinario, inserisce i dati dell’animale e del proprietario nell’elenco dell’Anagrafe Nazionale Felina.
L’Anagrafe Nazionale Felina non è altro che una banca dati informatizzata che registra i dati identificativi dei gatti dotati di microchip.
Nel codice di 15 cifre le prime tre indicano il paese di provenienza del dispositivo o il produttore mentre le restanti dodici corrispondono ai dati dell’animale e del suo proprietario. L’identificazione è affidabile e univoca perché a ogni numero corrisponde un solo animale e viceversa.
È importante ricordare che i dati forniti al momento della registrazione devono essere precisi e sempre aggiornati. Un esempio? Se decidete di traslocare e cambiare casa è necessario comunicare il nuovo indirizzo al vostro veterinario di fiducia che si occuperà di modificare i dati precedentemente inseriti nel registro dell’Anagrafe Nazionale Felina.
Ricordiamo che il microchip gatti non è solo il dispositivo che permette di identificare e riportare a casa il micio smarrito, ma è anche un valido strumento che corre in soccorso di chi subisce il furto del proprio animale domestico.
Il furto dei gatti, infatti, soprattutto quello di razze particolarmente pregiate come lo Scottish fold, il Blu di Russia, il gatto Persiano o il Savannah, è molto diffuso e l’applicazione del microchip evita che l’animale rubato sia facilmente rivenduto.
Inoltre, microchippare i felini scoraggia l’abbandono perché risalire al proprietario è semplice e veloce.