Akita Inu: le origini del cane simbolo del Giappone
L’Akita Inu, detto anche Akita Ken o semplicemente Akita, è un’antica razza di cane giapponese considerato un vero e proprio monumento nazionale del Sol Levante.
In Giappone l’Akita Inu è simbolo di salute, fortuna e prosperità ed è usanza locale portare in dono un peluche o una statuetta raffigurante lo splendido animale a parenti malati o neonati come augurio di buona guarigione e felicità.
L’Akita, insieme al Chow Chow e allo Shar Pei, è un parente stretto del lupo e i suoi antenati sono i cani nativi giapponesi di taglia media che vivevano nelle aree montane e rurali della regione di Tōhoku, a nord dell’isola di Honshū, nella prefettura di Akita da cui deriva l’attuale nome della razza.
I progenitori dell’Akita Ken, un tempo conosciuti con i nomi di Odate-Inu, Kazuno-Inu, Nambu-Inu e Matagi-Inu, erano addestrati alla caccia del cinghiale, del cervo sika e dell’orso tibetano ma venivano utilizzati anche per la difesa della proprietà e come cani da combattimento. In principio, gli Akita furono i cani dei cacciatori che abitavano sulle montagne e nelle campagne, poi dei samurai che accompagnavano in battaglia e successivamente dello Shōgun, ovvero il comandante dell’esercito, e dei membri dell’aristocrazia che riservavano agli Akita degli appartamenti privati dotati di ogni comfort.
A partire dal 1868, i Matagi-Inu furono incrociati con razze più grandi di origine europea e asiatica, come i Mastiff e i Tosa, con l’obiettivo di aumentare la forza e la resistenza dell’animale e soddisfare la richiesta sempre maggiore di cani da combattimento. Il risultato degli incroci portò a un aumento della stazza dei Matagi ma comportò una perdita di molto delle caratteristiche dei cani di tipo Spitz.
Akita Inu: dal rischio estinzione alla nascita dell’Akita americano
La lotta fra cani fu proibita tra il 1908 e il 1909 con un’ordinanza nazionale che vietò i combattimenti e spinse i possessori di Akita ad abbandonare i cani al loro destino. Nel 1910, per contrastare il randagismo, divenne obbligatorio registrare i cani di proprietà e pagare una tassa per ogni esemplare posseduto ma lo stringente provvedimento non sortì l’effetto sperato e, al contrario, portò a un aumento degli abbandoni a cui si aggiunse un’epidemia di rabbia che mise a dura prova la sopravvivenza della razza.
A salvare gli Akita Inu dal rischio estinzione fu Shigeie Izumi, sindaco di Ōdate, che nel 1927 fondò la AKIHO, acronimo di Akita Inu Hozonkai, l’organizzazione che aveva il compito di tutelare la purezza della razza attraverso un’attenta selezione. Un anno più tardi il dottor Hirokichi Saito inaugurò la Nihon Ken Hozonkai (NIPPO), un’associazione nata con lo scopo di salvaguardare le razze canine giapponesi attraverso uno scrupoloso programma di recupero e selezione.
Il primo standard di razza fu stabilito nel 1938 dall’AKIHO ma con l’avvento della Seconda Guerra Mondiale gli Akita rischiarono ancora una volta di scomparire. Infatti, durante gli anni del conflitto moltissimi cani, ad eccezione dei pastori tedeschi, furono confiscati e uccisi per farne cibo e pellicce destinati ai militari giapponesi. Alcuni esemplari di Akita, per sfuggire alla strage, furono spediti dai proprietari ad amici e parenti che vivevano in zone di campagna remote e poco accessibili o vennero incrociati con pastori tedeschi nel tentativo di aggirare la legge.
Alla fine della guerra il numero di Akita Inu era drasticamente ridotto ma fu possibile individuare due linee di sangue da cui ripartite per fissare i tratti della razza: la Ichinoseki, ovvero la linea pura, e la Dewa, ossia la linea nata dagli incroci.
Molti Akita della linea Dewa, risultato di incroci con molossi e pastori tedeschi, furono venduti ai soldati americani e importanti negli USA dove in seguito nacque l’Akita americano che presentava i tratti estetici del Pastore tedesco e del Mastiff.
Akita Inu: tutto quello che devi sapere su carattere e prezzo
L’Akita Inu è un cane massiccio, ben proporzionato e dall’ossatura robusta che non abbaia mai senza una buona ragione, si adatta bene alla vita in appartamento e tende a instaurare un legame davvero forte con il suo padrone e i vari membri della famiglia anche i più piccoli. Con i bambini, infatti, l’Akita si dimostra paziente e affidabile ed è sempre pronto a proteggerli.
Indipendente, riflessivo e silenzioso, l’Akita è un cane dal temperamento equilibrato, tranquillo e docile ma ha anche un carattere forte, indipendente e determinato e tende a mostrare la sua natura dominante e scontrosa in presenza di altri cani. Inoltre, è diffidente e riservato nei confronti degli estranei ma non attacca mai senza motivo e reagisce solo se provocato o aggredito.
È fondamentale farlo socializzare con i propri simili e le persone sin dalla tenera età ma educarlo non è un’impresa facile. L’Akita Inu non è adatto come primo cane e ha bisogno di un proprietario sicuro di sé, attento e coerente, capace di tenere sotto controllo la testardaggine di un cane che difficilmente si lascia convivere a fare ciò che non vuole e tende ad annoiarsi con grande facilità.
La più grande qualità dell’Akita è senza dubbio la devozione. L’esempio più famoso di fedeltà verso il proprio padrone è quello di Hachikō che nel 1925 dopo l’improvvisa morte del suo proprietario, l’agronomo giapponese Hidesaburō Ueno, si recò ogni giorno, per quasi dieci anni, alla stazione di Shibuya dove l’uomo prendeva abitualmente il treno per recarsi a lavoro.
La storia di Hachikō conquistò in poco tempo l’opinione pubblica e molte persone cominciarono ad andare a Shibuya solo per vederlo e poterlo accarezzare. Quando l’anziano Akita fu ritrovato senza vita in una strada di Shibuya, la notizia trovò spazio su tutte le prime pagine dei giornali giapponesi e venne dichiarato un giorno di lutto nazionale per ricordare la profonda fedeltà dell’animale nei confronti del suo padrone. Oggi, una statua in bronzo di Hachikō si trova all’esterno della stazione di Shibuya.
Quanto costa un Akita Inu? Il prezzo di un Akita Inu cucciolo, dotato di pedigree, oscilla tra i 1.500 € e i 2.500 €.